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Adolescenze contemporanee

Aggiornamento: 25 apr 2020

“Già, dovevo far fronte ad un bel po’ di problemi che erano preziosissimi come “esperienze”. Tutti tengono in grande considerazione i vantaggi dell’esperienza. Ma a tal riguardo bisogna dire che l’esperienza significa sempre qualcosa di sgradevole, che s’oppone all’incanto e all’innocenza delle illusioni.” (Conrad, 1917)


L’adolescenza è come una linea d’ombra che dal mare dell’infanzia conduce alla conquista della terraferma adulta. Si tratta della trasformazione del marinaio - il bambino che si fa guidare dagli adulti - in capitano - l’adolescente che prende il timone di se stesso.

Un viaggio in cui si alternano correnti ed immobilità, attraversato da sentimenti d’impotenza, disillusioni, dubbi, confusioni, ripensamenti, riluttanza a far fronte alla realtà.

Un aspetto centrale consiste nel ritorno al luogo delle origini.

Per l’adolescente, non si tratta di abbandonare il proprio io bambino, ma di distaccarsene per riconquistarlo, di integrare il proprio io infantile in una visione di sé più matura.

Riesce ad assumersi la responsabilità di salpare, conquistare se stesso, lasciare i “privilegi” dell’essere bambino, l’amore e il riconoscimento genitoriale? riesce ad affrontare la realtà con i suoi lati bui? Sono necessari: assunzione di responsabilità, coraggio, determinazione. Pena la rinuncia a se stesso.

E’ proprio qui che si gioca il problema dell’adolescenza e i fattori implicati sono il corpo, la sessualità, le relazioni con la famiglia e con i pari, il contesto socio-culturale.


Il corpo

Con la pubertà, cioè la maturazione delle ghiandole sessuali e la secrezione degli ormoni maschili e femminili (che determina i primi peli, la crescita in altezza, il formarsi del seno…), si inaugura l’adolescenza, che confronta il bambino con un corpo nuovo e con la necessità di definirsi in maniera nuova.

Se all’inizio del XX secolo l’avvento della pubertà si collocava attorno ai 17 anni, ora si è anticipato ai 10-11 anni.

L’attivazione del processo è sicuramente legata a fattori biologici, ma anche all’alimentazione e a condizioni di vita e culturali.

I rituali di passaggio, che un tempo ne sancivano l’inizio e che aiutavano la transizione tra una fase e l’altra della vita, ora non esistono più.

Il passaggio è reso ancor più complicato dall’annullamento delle differenze intergenerazionali.

I cambiamenti corporei e fisiologici determinano nel ragazzino sentimenti di estraneità, allarme, senso di qualcosa che esce dal proprio controllo.

Se queste modificazioni risultano intollerabili, se il divario tra interno ed esterno si fa troppo ampio, se la psiche non accetta ed integra il nuovo corpo, possono facilmente insorgere delle psicopatologie.

Il compito dell’adolescente sta nell’accettare che il proprio corpo, che nell’infanzia rappresentava un’estensione di quello genitoriale, sia ora un nuovo corpo, proprio e adulto.

Accettare il nuovo corpo è attentare alla relazione infantile con la mamma?


L'identità

Nella società contemporanea, si assiste ad un’adolescenza sempre più dilatata, tanto che Ammaniti (2018) ha parlato di #adultescenza, come dimensione senza tempo.

La dilatazione dell’adolescenza è particolarmente evidente in Italia.

Le motivazioni sono legate ad un maggiore investimento negli studi, che tendono ad allungarsi sempre di più, e a problemi economici connessi al lavoro e alla casa.

Questa situazione non dipende solo dai giovani, ma anche dalla società che non mette in atto politiche di ricambio generazionale, rallentando in tal modo il percorso verso una vita autonoma. I figli stanno a casa con i genitori sempre più a lungo.

L’effetto è un’asimmetria sempre più netta tra sviluppo somatico e cambiamenti psicologici.

Oltre a questo, l’identificazione con gli adulti è divenuta più difficile poiché non rappresentano più modelli a cui riferirsi, ma copie degli adolescenti (#adolescentizzazione degli adulti).

Ciò determina, nel ragazzino, un doppio movimento identitario: anzitutto, attua uno spostamento delle identificazioni dalla famiglia al gruppo dei pari che vanno a costituire una cultura autonoma, amplificata dai social network, con un linguaggio proprio, incomprensibile agli “altri”; inoltre, è alla continua ricerca di identità attraverso modi sempre nuovi di vestirsi e intervenire sul proprio corpo per conferire a questo un’impronta personale.

Questi aspetti servono a sostenere un narcisismo fragile, reso ancora più fragile dal fatto che, probabilmente, nell’infanzia, la famiglia non ha costituito una base sicura che fungesse da fondamento delle basi del sé. Tant’è che il transito da un gruppo ad un altro e da uno stile ad un altro (emo, rock…) è molto frequente, poiché si basa su un’idealizzazione e sulle necessità narcisistiche del momento.

Il mondo digitale diventa parte integrante dell’identità dei giovani e ci fa comprendere ancora di più il meccanismo di un’identità diffusa (io in carne a ossa, io dei social, io di uno specifico social…) e di relazioni altrettanto dilatate.

Gli adolescenti di oggi tentano una nuova strada per crescere.

Per loro, non è centrale la normalizzazione, l’obbedienza/trasgressione alle richieste esterne, ai valori condivisi, all’autorità, a discapito dell’interesse personale, ma il proprio sé ha molto più valore di quello dell’altro ed è fondamentale il riconoscimento della propria diversità.

Se l’adolescente di un’altra generazione viveva il castigo e la colpa, era abitato dal conflitto edipico, spaventato dai propri impulsi e terrorizzato, a livello inconscio, dalla minaccia di castrazione, l’adolescente di oggi vive il bisogno di essere valorizzato, amato e, non avendo modelli di riferimento forti (adolescentizzazione degli adulti), si dedica alla ricerca spasmodica di se stesso.

Per questo, le sue emozioni prevalenti sono la noia e la vergogna, tipiche emozioni narcisistiche.

Pietropolli Charmet (2008) ha descritto gli adolescenti contemporanei come fragili e spavaldi. Fragili, alla continua ricerca di un riconoscimento esterno e di una visibilità, ma allo stesso tempo spavaldi di una spavalderia non rumorosa, silenziosa, indifferente che mira a togliere potere simbolico alle istituzioni di riferimento.

In questo senso, la creatività diventa centrale come forma di autoaffermazione.

Frequentemente, nelle espressioni adolescenziali, alla parola prevalgono la musica, la danza, l’azione violenta, il disegno del proprio nome, i murales, la manipolazione del proprio corpo, disegni, video, fotografie da ritagliare e ricomporre.

Si tratta di una creatività necessaria a dar vita al soggetto nuovo, dotato di un nuovo corpo e più preoccupato a costruire il proprio futuro che a sistemare le macerie del passato. L’oggetto della spinta creativa è la ricerca della propria più intima essenza.


BIBLIOGRAFIA

Ammaniti M., 2018, Adolescenti senza tempo, Raffaello Cortina, 2018.

Benasayag M., Schmit G., 2003, L’epoca delle passioni tristi, Universale Economica Feltrinelli.

Conrad J., 1917, La linea d’ombra, Oscar Mondadori.

Pietropolli Charmet G., 2008, Fragile e spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi, Editori Laterza.


Nell'immagine: Bansky

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